Marta sopravvive in una piazza vuota senza far rumore tra una pizzeria e un caffè,
lei ti guarda e ride quando la sua rabbia non riesce a contenerla dentro sé
un vestito rosso, scarpe senza tacco, labbra di cristallo le ginocchia al petto senza età,
e certe giornate si diverte a indovinare il destino di qualcuno che passa e che va,
Quello è un tipo strano, forse è innamorato e non si rassegna a scrivere sui muri frasi sovversive tipo tu sei mia
Marta che sospira, fuma una marlboro, butta fuori l’aria e la guarda andare via.
Se solo anche i ricordi, quelli spaventosi, fossero solubili in lacrime e bestemmie, o potessero affogare alla fine del bicchiere senza riaffiorare allora sì,
sì che si potrebbe respirare, correre e lasciarsi andare, senza la paura di cadere, avere soltanto l’urgenza di esserci.
Marta che cammina, stringe fra le mani, una birra media…
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